Sulla strada per L'Aia: Putin e Maduro
Il due sono nel mirino della Corte penale internazionale e il ruolo dell'OEA è stato fondamentale. Ma il rischio di una vendetta contro Almagro degli amici di Mosca, anche dentro Casa Bianca, è alto
I despoti possono commettere crimini fintanto che concentrano tutto il potere nelle loro mani. Il problema è che il potere è sempre una risorsa finita, sia in quantità che in durata. Questo è esattamente che devono pensare al Cremlino dopo che la Corte Penale Internazionale ha emesso un mandato d'arresto contro Vladimir Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova, la “Commissaria per i Diritti dei Bambini dell'Ufficio del Presidente”. Il titolo stesso della carica non potrebbe essere più osceno, dal momento che i due sono accusati anche di "della deportazione illegale di bambini e del trasferimento illegale di bambini dalle aree occupate dell'Ucraina alla Russia Federazione dal 24 febbraio 2022”.
Per ora la causa si trova alla Camera delle Questioni Preliminari. Tuttavia, la geografia di Vladimir Putin si è già ridotta, il suo potere dispotico è stato limitato. E naturalmente la domanda che sorge da questo scenario riguarda le conseguenze interne, specialmente nella burocrazia militare e tra gli oligarchi, e quali informazioni arriveranno alla società. Putin è una responsabilità sempre più pesante per la Russia. Tutti i despoti passati dall'Aia avevano in passato "tutto il potere nelle loro mani".
Il mandato d'arresto emesso dal tribunale è un grande risultato per il governo Zelensky e per il suo procuratore, Andriy Kostin. Il suo ufficio, infatti, aveva già denunciato il rapimento e la deportazione in Russia di circa 15.000 bambini, documentando un totale di 67.000 crimini di guerra, compresi 155 casi di violenza sessuale. La decisione è una tacita approvazione degli sforzi attivi di Kostin per portare i leader russi davanti a un tribunale internazionale per processarli per il crimine di aggressione.
La “Norimberga di Putin” richiede un ampio consenso internazionale, la Corte Penale Internazionale ha appena inviato un forte segnale di sostegno in tal senso. Questo consenso, solido in Europa e Nord America, deve tuttavia essere rafforzato alle Nazioni Unite, nell'Unione Africana e nell'Organizzazione degli Stati Americani (OEA). Per questo il procuratore ucraino è andato a New York e Washington.
Nell'OEA si manifestano tutte le doppiezze latinoamericane in relazione a questa crisi. Basta rivedere gli ampi accordi di cooperazione militare con la Russia e il voto di sostegno di Bolivia, Cuba, Nicaragua e Venezuela nelle sedi internazionali, oltre alle consuete astensioni di Argentina, Brasile e Messico.
Tutto ciò, a sua volta, spiega gli attacchi isterici della TASS a Luis Almagro per aver promosso le risoluzioni che condannavano l'invasione della Russia e sospendevano il suo status di osservatore alll'OEA. E soprattutto per il suo sostegno alla creazione di un tribunale internazionale per giudicare i leader russi.
Succede che un criminale di guerra non abbia alleati; ha solo complici. A proposito, Maduro ha sempre più cose in comune con Putin, entrambi sono oggetto di interesse della Corte penale internazionale e l'OEA ha molto merito in questo.
Nel 2017, Luis Almagro ha organizzato un processo di audizioni presso l'OEA con vittime e parenti per raccogliere informazioni sulla possibile commissione di crimini contro l'umanità in Venezuela. Lo ha fatto senza troppo appoggio e sentendo che non "era il caso" troppo spesso, anche da voci legate al campo dei diritti umani. Tuttavia, il risultato è stato un devastante rapporto di 400 pagine.
In esso, un gruppo di giuristi internazionali ha documentato che, delle undici categorie di crimini contro l'umanità definite nello Statuto di Roma, sette sono state commesse dal governo Maduro. Vale a dire, più di 8mila omicidi ed esecuzioni extragiudiziali commesse da forze regolari e paramilitari; 12.000 casi di detenzione arbitraria, quasi tutti con la complicità di giudici e pubblici ministeri; 289 casi di tortura, molti dei quali accompagnati da violenze sessuali. E questo solo fino al 2017.
Nel settembre 2018, sei paesi dell'emisfero hanno chiesto alla Corte penale internazionale di aprire un procedimento contro funzionari del regime di Maduro per indagare sui crimini denunciati, la prima volta che Stati membri dello Statuto di Roma deferiscono un altro Stato membro in tribunale. Hanno accompagnato la petizione con il rapporto dell'OEA.
Solo così il procuratore della Corte ha confermato che membri civili e militari del governo di Nicolás Maduro hanno commesso crimini contro l'umanità: arresti arbitrari, torture e violenze sessuali, tra gli altri. Ratificando l'esistenza di persecuzioni contro gruppi civili per motivi politici, la Procura ha ammesso il caso in virtù dell'inerzia dello Stato nell'accertare la responsabilità penale delle persone sospettate di aver commesso tali reati.
Queste persone sono oggi indagate dalla Procura della Corte Penale Internazionale. Anche Maduro ha ridotto la sua geografia e, avendo così tanto in comune con Putin, non deve essere molto tranquillo con il mandato di arresto per il tuo "alleato".
Torno a quanto sopra, un criminale non ha alleati: ha dei complici. E a proposito della posta in gioco all'OEA in questi giorni, al Cremlino sono in tanti a sognare di avere uno di questi complici a Washington DC, ben collocato in un elegante ufficio sulla 17esima strada con vista sulla stessa Casa Bianca. A ben intendere poche parole, in politica non c'è spazio per l'ingenuità.
Articolo splendido di Hector Schamis, pubblicato due giorni fa su Infobae.
Per capire bene l’importantissimo ultimo paragrafo, Luis Almagro potrebbe lasciare l'incarico a fine marzo a causa di “viaggi di lavoro irregolari” con una funzionaria con cui aveva una relazione sentimentale. A fare scoppiare lo scandalo è stato Joshua Goodman, uomo dell'Associated Press a Miami. Immediatamente un comitato esterno di avvocati ha fatto una indagine costosissima e approfondita che presenterà a fine marzo per stabilire se Almagro sia degno o meno di continuare nell'incarico.
Essendo la questione ridicola dietro c’è molto di più: un settore della Casa Bianca, guidato dal consigliere presidenziale per l'emisfero occidentale Juan González (l’elegante ufficio sulla 17esima strada con vista sulla stessa Casa Bianca), da tempo chiede la testa di Almagro e sta premendo in modo forte per farlo fuori. Per farlo González sta usando ogni mezzo, compreso il recente nominato ambasciatore statunitense presso l'OSA, Frank Mora, figlio di immigrati cubani che già lavorava come González per l'amministrazione Obama.
In festa le dittature di Cuba, Venezuela e Nicaragua, oltre che il regime della Bolivia. Ma anche Messico e Argentina. AMLO vorrebbe infatti piazzare il suo ministro degli Esteri messicano, Marcelo Ebrard, che ha ottimi rapporti con Kamala Harris. Lula vorrebbe invece sistemarci il suo consigliere speciale per la Politica Estera, Celso Amorin, una sorta di Cancelliere di fatto. Vedremo se Biden darà loro l’ennesima gioia o, invece, a sorpresa, quieterà Mr González.